Stavo leggendo le belle e intense lettere tra Dacia Maraini e Pasolini e ho avuto questa immagine: una donna maschile allo specchio che cerca la propria identità sessuale, con dolcezza, con forza, con entusiasmo vitale e con abbandono, uomo e donna nello stesso tempo. Ho pensato che la coreografia dovesse avere il suono delle parole di Dacia Maraini pronunciate con amore. Ho immaginato la scena come una composizione cinematografica. Ogni movimento del corpo segue l’incedere e il ritmo della frase, ogni gesto gioca con l’accento di una parola. Ogni momento è congelato in un istante, in una visione, una fotografia. Poi l’azione torna a svolgersi, naturalmente. Vorrei creare un passo a due tra una donna/uomo dall’identità di genere fluida e la voce di Dacia Maraini.