Arona Città
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La vita nella città teatro

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Siamo lenti, non veloci.
Siamo senza pareti.
Siamo localizzati, non itineranti.
Siamo tondi, non spigolosi.
Costruiamo insieme, non facciamo da soli.
Siamo un puzzle, non una statua di marmo.
Siamo artigiani della parola.
Andiamo in profondità come i palombari.
La CITTA’ TEATRO è un organismo vivente.

In città si respira teatro, si rimane impregnati dall’odore del teatro. Il teatro è una scatola nera. La nostra è una scatola nera aperta. Siamo senza pareti. È un grande teatro che inizia in acqua e si apre sotto il cielo!
Siamo ad Arona, sul lago Maggiore, non sul mare o in riva a un fiume. Siamo localizzati, non itineranti. Il lago da noi è unito alla città. La città inizia dal lago, custode della memoria, diventa palco trasparente – è come fosse uno specchio di vetro, il nostro sipario sono le due rocche, e poi il foyer, i camerini, la sala prove, magazzini teatrali per le vie della città.
Ogni spazio della città, pubblico o privato, può diventare magicamente teatro.
L’acqua scorre nelle vie. Le vie sono fatte di acqua in cui scorrono parole. L’acqua è liquida, solida, ghiaccio, grandine, è pioggia, ha memoria. L’acqua ha memoria. Se si osservano le increspature della superficie del lago si può intravedere un’impronta digitale. È l’identità di questa comunità che si affaccia sul lago. Una comunità che una volta viveva il lago, vi traeva sostentamento, attraversava regolarmente per andare dall’altra parte. chi ancora ama il lago, lo ama alla follia!
È acqua del lago, è ferma e scura la sera, nero teatro. Non come quella del mare. Il moto ondoso muta dal giorno alla sera, come se il lago si preparasse a qualcosa. L’acqua del lago è dolce, non salata. L’acqua gira intorno, se trova un ostacolo. Siamo tondi, non spigolosi.
E l’acqua scorre nelle vene, dove c’è acqua c’è teatro. L’acqua è la metafora del teatro. Acqua e teatro per noi sono la stessa cosa. La CITTA’ TEATRO SULL’ACQUA è come un battello a pala, che pesca parole nel lago e a bordo si trasformano in pensieri. A bordo si vive di teatro, con il teatro, con il teatro nella testa. Meccanismi rotanti che si muovono all’unisono. Noi andiamo in profondità come i palombari. Siamo artigiani della parola, come artigiani erano i pescatori di un tempo. Esisto altre città simili? Esiste la città della gioia, per chi vuole vederla.
La città è un luogo fisico, ma anche una comunità. Il teatro è un luogo fisico, ma anche parola e pensiero. Costruiamo insieme, non facciamo da soli. Come le api lavoriamo insieme, produciamo cose buone, dolci, nutrienti come il miele, terapeutiche come il propoli e poi, senza volere, impolliniamo, creiamo nuova vita.
Dalle nostre acque sono nate figure mitiche, gli Attori di Comunità. Si chiamano remAttore, nuotAttore, sommozzAttore… ed esiste una biblioteca dove è custodito un dizionario con tutti i neologismi che qui nascono. I nuovi nati nella CITTÀ TEATRO si chiamano Nativi Teatrali perché nascono e vanno a teatro, fanno i volontari a teatro, diventano spettAttori, poi, quando hanno casa, di trasformano in Direttori Artistici per una notte.
Ogni cittadino va almeno una volta all’anno a teatro. Se è impossibilitato il teatro andrà a casa sua. Ogni settimana si pubblica il gazzettino teatrale e al bar si parla di teatro. Le tasse comunali vengono ridotte in funzione di quante volte si va a teatro. Le indicazioni stradali segnalano tutte le case teatro cittadine. Fuori dalle case abbiamo le targhe delle casa teatro, di chi è comparsa o volontario). Nei ristoranti trovi le foto dei grandi artisti che qui sono transitati.
Sul camminamento del lungo lago nasce la All of Fame del teatro, ogni artista lascia la sua impronta. A scuola ogni materia si lega al teatro.
I professori fanno corsi di dizione. Diventano talmente bravi che animano teatralmente le lezioni e nel tempo libero fanno i doppiatori o gli attori. I pediatri consigliano ai genitori di portare in tenera età i bimbi a teatro per sviluppare al meglio le loro capacità
di apprendimento sia cognitive che emotive. Si impara a scrivere anche in maniera diversa. Le persone di Arona vengono riconosciute dal loro modo scrivere, hanno un qualcosa che le rende riconoscibili.
Il teatro diventa il filo di Arianna che lega tutte le associazioni che operano sul territorio. Condividendo si trova un’identità comune. Siamo un puzzle, non una statua di marmo.
Le varie feste cittadine, tradizionali e non, sono più belle, si nutrono di tutte le competenze teatrali che qui ci sono.
Le compagnie di altre città si trasferiscono qui perché trovano un terreno ideale per rigenerarsi e produrre, è il loro ambiente naturale, si sentono compresi. E stanno a casa dei cittadini coccolati e curati così tanto che non vogliono più andarsene. Ogni scuola di teatro europea viene qui in gita almeno una volta all’anno.
Arona diventa una tappa obbligatoria del percorso formativo di ogni attore. Tutti gli artisti hanno un dress code quando entrano in città. Hanno abiti a loro forniti dal Primo Cittadino.
Il nostro Festival ha il fascino antico delle feste popolari, è il rituale in cui ogni anno si ritrova
la nostra Comunità-Teatro.

Ah Dimenticavo. A volte, quando sono liberi da impegni, i cigni e la luna partecipano agli spettacoli.

Luca Petruzzelli

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