Il bene e il male nei ricordi di Gianfilippo Usellini

Lo spettacolo a Villa Usellini

Le luci spente, un uomo in completo e con una valigetta entra in scena, esclamando a gran voce: “Ma come non mi riconoscete?”

E’ il pittore Gianfilippo Usellini che torna nella villa di famiglia ad Arona, come fece durante le estati della sua vita, dal 1903 al 1971. Varcando la soglia di villa Usellini, ci si sente magicamente trasportati in un altro tempo e in un’altra dimensione. Tra i portici e i fiori, nelle stanze della villa che profumano di storia, “Usellini, il pittore dei sogni” accompagna gli spettatori tra le epoche, ripercorrendo la vita del pittore e della sua famiglia.

Mariano Arenella, perfetto nei panni dell’Usellini adulto, presenta i personaggi e racconta i momenti che lo hanno segnato. Gli attori del laboratorio My Fermi danno vita ai ricordi di Usellini: la scena della sua nascita, la giovinezza passata a dipingere, il rapporto con il fratello, il matrimonio e i momenti della sua carriera, quella di pittore e poi di insegnante. Ma si vedono anche la guerra e il difficile confronto con il regime fascista.

Lo spettacolo non si trattiene dall’affrontare questa realtà storica, con la figura di Gianfilippo che, al contrario del fratello, si mostra inizialmente lontano dalla lotta al fascismo (“Che c’entra la politica con il colore?” dice a un certo punto Usellini), e che, almeno in apparenza, preferisce restare nel suo mondo artistico, lontano dalla vita politica. Si scoprirà poi però che aveva salvato molti ebrei dalla deportazione.

Lo spettacolo porta a riflettere su come il pittore (ma anche lo
spettatore) debba prendere una posizione in un mondo che ha perso colore, un mondo in cui
“le foglie non fanno più ombra”.

La regia di Maria Giustina Laurenzi, sempre presente e incoraggiante con i ragazzi, ha saputo trasmettere il testo scritto da lei stessa e da Dacia Maraini in modo autentico e coinvolgente.

Gli attori, giovani ma intensi, hanno dato il meglio di sé, sia nei momenti corali che nei monologhi.
La chiave di lettura offerta da questa rappresentazione permette di dare un significato più profondo e intimo ai quadri di Usellini, proiettati su un telo bianco alle spalle degli attori, e di cogliere la rilevanza attuale della sua pittura, per tutti, ma specialmente per chi vive ad Arona, e che spesso non conosce l’importanza dei personaggi che hanno abitato queste strade. Usellini, che non si definì mai con chiarezza, se avesse dovuto, si sarebbe detto “pittore metafisico”: si occupava del bene e del male, rappresentava l’uomo (con i suoi sogni fanciulleschi ma anche le sue paure) nel mondo contemporaneo. Si osservano quindi la città, i cortili, i bambini e i preti, e poi gelati, spiagge, angeli e demoni, uomini con i baffi, maschere. Si vedono il bene e il male rappresentati nei ricordi, nei quadri e nella storia.


“Usellini, il pittore dei sogni” riesce a dipingere, in poco meno di un’ora, la storia di una famiglia, di un pittore e dell’Italia del secolo scorso, trasportando il pubblico in una dimensione sognante, che è quella che ritroviamo nei suoi quadri. Un’atmosfera che il pubblico ha apprezzato, nelle due serate d’apertura del Festival Teatro sull’Acqua 2025, sotto le stelle, con tutti i posti esauriti.

Camilla Borri